lunedì 16 maggio 2011

Il pezzo di carta. Il pezzo di ferro.

Le classi della mia università sono composte da 100 o 120 studenti.
Non è un numero numeroso.
Però non è nemmeno un numero di quelli adatti a dire ' Ci conosciamo tutti' né tantomeno la cazzata ' Siamo una grande famiglia'.
E' un numero però che permette comunque di emergere.
Di riconoscere il più bravo, il più secchione, il più intelligente, il più simpatico.
E' un numero da più.
I medi e 'i meno' vanno a confluire tutti in un unico insieme simbolico chiamato ' gli altri' o anche ' la classe'.
Nel gruppo dei 'più' emergeva Ferro, perchè era uno da tutti 30 e lode.

I primi giorni di lezione del mio primo settembre all'università, questa sua dote era in via di sviluppo e risultava soltanto quello che aveva la mano perennemente alzata per rispondere alle domande del professore.
Aveva così iniziato a catturare le antipatie di quelli che volevano la scena tutta per loro.
Ma ciò nonostante non era  un solitario.
Anzi, era uno a cui piaceva chiacchierare e lo si vedeva spesso nei gruppetti da 7 o 8 persone che si formavano prima , dopo o nelle pause delle lezioni.

Ad autunno arrivò il tempo dei parziali, degli esoneri o di qualsiasi altro nome venga dato a questi escamotages utili a dividivere in due il programma di un esame o per testare la preparazione iniziale degli studenti prima dell'appello vero e proprio.
Ferro in quell'occasione portò a casa tre trenta.
E lo stesso successe a gennaio.  Anche se credo che in quella sessione ottenne persino qualche lode.

La leggenda era ormai nata. Si era consolidata.
Iniziarono a circolare voci che cercavano di spiegare questo suo successo.
Alcuni semplicemente dicevano ' E' un genio!' .
Altri basavano le loro teorie sulla genesi del personaggio ' E' figlio di un giudice della Corte Costituzionale. A casa sua si parla solo di diritto. Come a casa mia si parla solo di calcio a tavola. E' normale che sappia tutto.'
Altri ancora erano assuefatti da un mix letale di stima ed invidia e dicevano ' Pensate che lui non studia neanche! Cioè non è che non lo faccia proprio ma pochissimo: una o due ore al giorno. Il resto del tempo è tutta play station. Il giorno prima dell'esame non ripassa nemmeno. Vorrebbe anche uscire ma non trova nessuno per farlo perchè tutti stiamo studiando e si incazza! ''

Eravamo pentoloni fumanti di commenti stizziti sulla sua persona, ribollivamo acidi.
''Insomma caro Ferro, tutti quei trenta te li possiamo pure perdonare ma se li ottieni anche senza studiare, beh inizi a starci veramente sulle palle!''
Una voce dall'alto avrebbe dovuto ammonirci tutti sul significato dello studio, dell'apprendimento, dell'istruzione ma a noi poco sarebbe importato.
Volevamo uscire dal nostro esamificio con un prodotto privo di difetti e dal design accattivante: e un trenta lo era.
Con la lode poi era tutta un'altra storia.

Un giorno di luglio, un paio d'anni dopo la nascita della leggenda, anni nei quali Ferro aveva imparato a gestire la sua dote e le voci che generava, riconoscendo chi lo odiava, chi lo ammirava e chi voleva soltanto servirsene, successe un episodio particolare.
Eravamo tutti in attesa del nostro turno per sostenere l'esame di diritto penale e si venne a sapere che l'assistente magra con i capelli lunghi, ricci e neri era la sorella di Ferro.
Ad alcuni, tra cui me, questo non fece né caldo né freddo. Sua sorella non lo avrebbe interrogato e Ferro avrebbe preso l'ennesimo trenta, quindi non vi sarebbero state novità. Altri gridarono allo scandalo ma credo solo per ammazzare il tempo nella tensione preesame. Altri ancora, tra cui la mia amica Emme, volevano trarre vantaggio dalla situazione.
La mia amica aveva studiato ma aveva paura di sbagliare, un po' come tutti quelli che vanno preparati ad un esame.
Era luglio.
Era l'ultimo esame prima delle vacanze.
Era stanca.
Io non avevo ben capito come mai fremesse tanto, come mai in lei c'era l'ansia frettolosa di chi sa che ha pochi minuti per cogliere un'occasione.
Si alza, mi lascia a guardarla con un'aria perplessa, e si avvicina a Ferro.
Iniziano a parlare e il colloquio, a tratti divertito, non fu breve.
Io tornai con la testa tra le pagine del libro con l'ansia che cresceva assieme alla sensazione di non ricordare nemmeno più il mio nome.
Rialzai la testa e non c'erano più. Mi girai ma erano spariti.
Tornarono in classe 45 minuti dopo, giusto in tempo per sentire il professore che annunciava la pausa pranzo.

La guardai con aria interrogativa e lei mi disse ' Ho chiesto se mi faceva interrogare da sua sorella, gli ho spiegato che se non passo l'esame perdo la borsa di studio. A lui non gli costa nulla, a me è costato caro!'
Ed io 'cioè?'
'Mi ha chiesto un pompino in cambio e io glielo ho fatto'
Avrei voluto scoppiare in una risata disgustata lunga un'ora.
Quella faccia di merda di Ferro che elemosinava pompini in cambio di favori e quella disperata di Emme che acconsentiva.
Sgranai gli occhi e riuscii a trattenere la voglia di schiaffeggiarla davanti a tutti.
Mi disse 'Dimmi qualcosa'.
'Puzzi' dissi io.
E lei, aumentando la mia nausea, chiese ' Di cosa?'
'Di sudore' risposi.
'E' luglio. Farli a luglio ti fa sudare'.

Si rilassò, la sorella la interrogò e prese 23.

11 commenti:

  1. lui ha fatto bene ad approfittare dela situazione delle povera disperata
    lei fatto bene a scamparsi un esame di diritto penale con un pompino
    a tutte è due è convenuto

    Tuti è due hanno fatto male perchè distruggono la meritocrazia

    cazzo 45 minuti di pompino!!!

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  2. Avevamo ripassato insieme: meritava molto di più.

    Con 45 minuti di pompino verrebbe da fare un applauso a Ferro.
    Ma non è così, fidati.  Il pompino, esagerando, sarà durato 10 minuti.

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  3. Vorrei potermi stupire. D'altra parte lei non era costretta, ha scelto come molte la via più semplice. Ho sempre avuto il rimpianto di non aver fatto la stessa cosa alla mia compagna di liceo della quale ero follemente innamorato fino alla terza, le ho fatto tutti i compiti. Dopo che lo ho detto che non ce l'avrei fatta più ad andare avanti così, ho smesso di frequentarla, lei è stata bocciata e ha cambiato scuola. Ora fa l'infermiera e si scopa i dottori. Mi sento più stupido che onesto.

    Buon Bunga Bunga a tutti.

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  4. Credo che tutti gli onesti, qui ed oggi, si sentano dei fessi. E' il sapore del sogno all'italiana.

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  5. Oltre alla meritocrazia, di cui chissenefrega magari prendeva pure di più, distruggono la loro dignità...e dire che il ragazzo si era impegnato a costruirla con i trenta e lode. Ma troverà qualcun'altro che gli dirà: bravo, hai capito come va il mondo non sei dalla parte degli stupidi. Bah...meglio stupidi agli occhi degli stupidi...
    Armando

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  6. Con tutti 30 ti costruisci una laurea da 110 e lode.
    Per costruirti una dignità ci vuole ben altro e si inizia molto prima d'arrivare all'università.
    Ma sopratutto non si finisce mai.
    Mai.

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  7. Beh se c'è gente che fa pompini direttamente ai professori, la tua amica si è pure "contenuta".. ;-)
    Ah comunque i genii che prendono 30 senza studiare non esistono, sono solo leggende, perchè allora io avrei dovuto prendere parecchi 30, diosanto.

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  8. Il potere d'acquisto dei pompini è ingiustamente sottovalutato.

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  9. Ovvio che la dignità è qualcosa di avulso dalla "carriera" e di strettamente connesso al nostro essere umani dal concepimento alla morte, qualcosa di cui dobbiamo tenere conto quando facciamo le nostre scelte di convenienza.
    Non bisogna piegarsi a 90 ad una certa mentalità.

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  10. E' ingiustamente sottovalutato da chi non lo fa alle persone che contano..

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  11. Suppongo sia da attribuire ad un eccesso di offerta. Inevitabilmente il valore di mercato degli stessi scende e ti ritrovi a farli anche al bidello. Li svendi. Ma non è mica colpa tua. Il mercato funziona così.

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