venerdì 21 ottobre 2011

Scusate il ritardo!

Sono stata a Milano la scorsa settimana.
L'ansia a tratti raggiungeva picchi altissimi.
Do il peggio di me lì.
Non è colpa del luogo.
E' a causa del fatto che ho trascorso lì alcuni dei miei anni più brutti.
Per ora.
- l'ottimismo è il profumo della vita-.

Non è uno di quei posti in cui non vivrei mai.
Ad esempio sotto xanax ci vivrei, quindi non è da escludere.

Sono andata a prendere tutte le mie cose nella casa vecchia.
Con un ritardo di 2 anni.
Ognuno ha i suoi tempi.
I miei, a volte, sono morti.
Altre sono frenetici.
E' l'equilibrio che mi manca.
Perciò sono simpatica.

Sono andata nella casa in cui vivevo con il mio ecs.
Ho iniziato la convivenza con lui dopo esserci lasciati.
E' stata una scelta veramente intelligente ed utilissima, ad esempio prima non sapevo cosa fosse la colite.
Bugia!
Lo sapevo anche prima, ma non immaginavo potesse avere effetti così devastanti.
Ne approfitto per mandare un saluto al mio intestino e a tutti quelli che mi conoscono.

Lui ora in quella casa ci vive con la sua nuova fidanzata.
Casa vecchia, fidanzata nuova.
Lei è stata per tutto il tempo fredda, silenziosa e distante.
L'unico contatto tra noi avveniva nel momento in cui mi rivolgeva occhiate truci.

Onestamente non ne capisco il motivo visto che sono 2 anni che non mi inculo il suo attuale ragazzo, mio ecs, e di conseguenza non mi inculo lei.
Niente di niente. Nemmeno un sms per Natale o per il compleanno.
Un compleanno può sfuggire ma cazzo che è Natale te ne accorgi!
Se non bussa alla tua porta il tuo senso cristiano/cattolico quanto meno citofona quello del consumismo!

Tutti però mi hanno detto che è normale che mi trattasse così e quindi, ora, lo penso anche io.
Non perché mi faccia influenzare ma perché mi sento rassicurata da questo pensiero condiviso.
E quando dico 'tutti' non intendo riferirmi ai risultati di un sondaggio istat ma alle 7 persone a cui l'ho detto.
8 vah, esageriamo!

Il mio ecs aveva impacchettato tutta la mia roba in 7 scatoloni ed un borsone.
E li aveva messi tutti giù alle scale dello stabile, come a voler dire '' caricateli in macchina e levati dai coglioni''.
Allora io, che amo il linguaggio non verbale e leggere tra le righe, ho detto a chi era in auto con me :
'' Oi carichiamoceli in macchina e leviamoci dai coglioni''.
L'altra persona, evidentemente perspicace almeno quanto me, era stata d'accordo.

E così li infiliamo in macchina con un tetris da 10000 punti e stiamo per andare via quando...
Il mio ecs preso da una necessità immotivata di falsa cortesia propone un caffè in casa.
La persona che era con me accetta volentieri.
E io dico '' ah prendiamo un caffè?!'' come a dire '' Allora che cazzo ci siamo messi d'accordo a fare prima?!''

Entriamo in casa, avevo per le scale una tachicardia da record che sicuramente non era dovuta soltanto alla mia emoglobina bassa.
Varco l'uscio e la casa era lì, sempre lei, sempre bella ma arredata diversamente.
Arredata con un gusto a metà strada tra una vecchia novantenne e China Town.
Tutto faceva cacare, anche quello che prima era bello perché ora cozzava con tutto quel made in China.

C'era una tovaglia plastificata con disegni osceni, girasoli e insetti vari, sul bellissimo tavolo in vetro come a dire: '' Cazzo questo è un bel tavolo, compriamolo altrimenti facciamo bella figura!''.
Alla parete c'era un orologio che riproduceva le entrate di un saloon.
Sul divano bianco c'era una specie di grand foulard con i colori sporchi, sembrava la coperta del cane.
Al muro un quadro che voleva ricordare Klimt.
Anzi no.
Era la riproduzione della diarrea di Klimt dopo aver mangiato messicano a pranzo e minestrone a cena.
Ne sono sicura.

Ci offre il caffè e mi porge la zuccheriera.
Stavo per morire.
Era un'enorme mela, rossa, lucida, smaltata, kitschissima per farle un complimento.
Il picciolo era il manico del coperchio che una volta sollevato ti permetteva di vedere il cucchiaino.
Già, il cucchiaino.
Era un verme, il verme della mela.
Tutto ondulato e con la testa ampia per permettere ai granelli di starci dentro.

Veniva fuori da un buchino dal quale avrei preferito non uscisse mai.
Il verme aveva una faccia ebete, ma di sicuro un quoziente intellettivo maggiore di chi aveva compiuto l'acquisto.

Il caffè comunque era buono.
Mi viene da fare pipì.
Strano che attorniata da tanta bellezza non abbia avuto altri stimoli!
Comunico la mia necessità e la fidanzata, con i modi tipici di chi fa di tutto per non farti sentire a tuo agio, mi indica dov'è il bagno.
Avrei potuto rispondere che avevo utilizzato quel bagno per 4 anni e non solo da due mesi come lei.
Avrei potuto dimostrare la mia territorialità in maniera più evidente ma mi è bastata una pisciatina.
Buttata lì.
Anche con disprezzo.

Siamo andati via.
E io ho pianto.
Di gioia e di tristezza insieme.
Di rabbia forse, per il vermetto della mela, per le tende con le farfalle attaccate su che avevano spodestato quelle scelte da me.
Ho pianto anche per la coperta di pizzo color salmone che campeggiava sul loro letto matrimoniale che ha preso il posto del mio singolo.

Ho pianto perché era tutto così ridicolo.
E dopo infatti ho riso.

Ho tirato un sospiro di sollievo, e mi sono sentita leggera e ricompattata.
Avevo tutte le mie cose di nuovo con me.
Arrivata a casa, ho aperto gli scatoloni e buttato, o regalato, quasi tutto.
Non mi interessa tenerle quelle cose, ora non mi appartengono più.
Volevo solo ridisporne per potermene liberare.
Volevo solo riaverle per decidere di non usarle più.
Volevo sentirle mie.

Sono stata sorpresa quando all'interno dei pacchi ho trovato tutto tranne: 3 piumoni, migliaia di asciugamani, i miei accappatoi, foto importantissime per me, e la mia Emma Bunton.

Emma è, o forse era, la mia coperta di Linus.
Una coperta di peluche rosa shocking con un meraviglioso albero disegnato su.
Era una coperta non apprezzabile da tutti forse ma con un significato profondo per me.

Avevamo visto mille film insieme, letto duecento libri, chiacchierato al telefono, inveito contro la tv, sorseggiato tisane bollenti avvolte l'una nel calore dell'altra.
E ora?
Non so dove sia, telefono al mio ecs e lui non mi risponde.
Gli invio sms e lui ugualmente non risponde.

Perché non mi dice che ha buttato via la mia coperta del cuore?
Voglio sapere la verità.
Anche se amara, anche se significa sapere che ora scalda un senzatetto alla stazione centrale.
Ho fatto l'unico errore di non metterla in valigia due anni fa e ora ne pago le conseguenze.

Anche quella di capire che forse voglio solo quello che non ho.

venerdì 7 ottobre 2011

Il lato tragico

In sala d'attesa leggevo un articolo che parlava dei giovani italiani che non fanno più figli e come tutto ciò dipenda dalla crisi economica.
Tutto noto, tutto molto triste.
Un tessuto che invecchia senza rigenerarsi.
Cellule nuove che mancano perché chi dovrebbe riprodursi ha paura, è spaesato, non ha certezza per il proprio futuro figuriamoci per quello di un suo successore.

Io di figli ne ho due.
La femmina è la più grande, ha 56 anni ma va ancora alla scuola materna. Anno dopo anno si impegna eppure è ancora lì, prima con quelli di tre anni, poi con quelli di quattro e infine con quelli di cinque. Finito il ciclo si ricomincia. Non piange ogni mattina quando deve andare a scuola, ma in fondo vorrebbe e se lo facesse non mi meraviglierei.

Io ho pianto sempre, per anni, con constanza.

Il maschio invece ne ha 54 di anni, ed è più precoce di sua sorella, è infatti già in pensione. Cerca sempre di tenersi occupato con mille attività che mutano spesso, nel tempo e nello spazio, e che solo al termine delle stesse, solitamente termine anticipato autonomamente perché si scoraggia facilmente, ci permettono di comprendere quanti danni hanno prodotto.

E' un mestiere difficile quello del genitore.
La mia poi di genitorialità è quasi tragica.

Una tragedia con mille facce, perché quest'ultima di facce non ne ha solo due, come la medaglia, ma molte, molte di più.
Da qualsiasi lato si guardi la faccenda la sua natura non muta, si colgono solo nuovi lati.
Diversamente ma ugualmente tragici, a voler essere pleonastici.

giovedì 6 ottobre 2011

Caccole e Cereali

Esse, 9 anni.

'' Ho un po' fame, cosa hai per fare merenda? hai una merendina, un gelato, la nutella? ''.

Io: '' sì, la nutella ce l'ho ''.

Esse '' allora mi fai un tramezzino con la nutella, senza la scorza e a forma di triangolo?!''

Io '' mmm, va bene!''

Vado, prendo il pane ai 5 cereali, lo spalmo di nutella, lo richiudo con l'altra fetta, elimino i bordi più scuri che mangio e lo taglio in triangolini precisi con estrema cura.

Ritorno.

Esse '' Oh grazie! ma... ma questo pane è pieno di semini, me li togli tutti? ''

Io '' No esse, non posso togliere tutti i semini! Sono dei cereali ed è un pane ai cereali! Li deve avere! ''.

Esse: '' Ma dai che ti costa?! ''

Io '' Ma no, perderei mezza giornata, perderei la vista e non è igienico! Facciamo così: assaggia e se non ti piace proprio non lo mangi! ''

Esse assaggia ed esclama '' Madonna è buonissimo, è squisito! sa di caccole e cereali! ''

Lo ha divorato.